giovedì 28 aprile 2011

Baffetto sfida il Cavaliere: se perdi a Milano vai a casa

Massimo D'Alema rispunta dall'oblio per rimettersi a dialogare con Silvio. L'amico rivale di sempre, l'unico che concesse a Silvio credito politico, torna alla ribalta e pungola il premier. Chissà se quello se ne accorgerà.

D'Alema non parla per il Pd, forse parla per la sinistra intera, visto che ha scelto La Repubblica per concedere una lunga intervista. In effetti è fin troppo obbiettivo nelle sue freddure:

1)"Non ha più la maggioranza parlamentare: se l'è dovuta comprare".

2) sull'attualità: "Persino un presidente francese in forte difficoltà come Sarkozy si può permettere di venir qui a svillaneggiare il governo. L'Opa di Lactalis su Parmalat, lanciata proprio nel giorno del bilaterale Italia-Francia, è ai limiti dello sfregio. Ma è ovvio che questo accada: il Paese è privo di un governo".

3) "La verità è che questo centrodestra naviga a vista. L'unica bussola sono gli interessi personali di Berlusconi: i processi, gli affari, le donne". 

Per Baffetto c'è la possibilità di vincere, e se io fossi un elettore del Pd mi gratterei scaramanticamente. D'Alema e C. sono simili alla Juventus di questi tempi: ogni volta che si parla di scudetto (o di Champions) perdono. Baffetto però snocciola il meglio del suo politichese quando giunge la domanda delle domande: Ma qual è l'alternativa a Berlusconi? "È evidente che il nodo che dobbiamo sciogliere è gigantesco: qui non si tratta solo di liberarsi di Berlusconi, ma di uscire dal berlusconismo, e da una certa idea di bipolarismo malato. Il centrosinistra da solo non basta, anche se ora forse sarebbe in grado di vincere le elezioni. Ormai ci è richiesto uno sforzo più ampio, e un progetto-Paese che guardi a un orizzonte più largo". E il leader ? "Il berlusconismo ci ha precipitato in una sorta di presidenzialismo di fatto, con tutti i suoi riti e i suoi miti. Noi non stiamo cercando un candidato per le presidenziali. Non dobbiamo scegliere un altro "uomo della provvidenza". 

Bersani rimane il leader, dietro cui si muovono gli strateghi. Il segretario è impegnato in una campagna elettorale periferica, al contrario di Re Silvio che punta tutto su se stesso per poi spartire il regno i feudi ai suoi legionari. Voi sapete come si chiama il candidato sindaco di Napoli, di Torino o Cagliari per il Pdl? Sono strategie, un altro referendum pro o contro la sua persona e la sua leadership. Il che fa molto reality e poco società. E proprio sugli esiti di  questo referendum D'Alema è fiducioso. Pensano alle sceneggiate fatte a Napoli con la monnezza e a Milano con l'Expo, gli elettori potrebbero votare altro. E una speranza, per ora l'unico Presidente del Consiglio che si è giocato il posto sulle amministrative è stato proprio D'Alema. Silvio al suo posto non avrebbe fatto lo stesso.  

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