martedì 29 marzo 2011

Boris porta "La Casta" al cinema

"La tv è come la mafia, non se ne esce se non da morto" dice sconsolato René Ferretti, il Roberto Saviano della regia. Ancora una volta il regista ha scelto la qualità e ha abbandonato il set della serie tv sul giovane Ratzinger (Stanis) a cui stava lavorando con la sua squadra. Per intraprendere i lavori de "La Casta", il film sulla politica che in Italia non è stato mai fatto.

Con questo incipit la serie televisiva prodotta da Fox Italia approda al cinema. Boris, il film nasce con l'obiettivo "di fare un film che piacesse anche a chi non conosce la serie tv". Sembra che ci siano riusciti, con buona pace di quegli spettatori affezionati che aspettano di rivedere Duccio (direttore della fotografia), Biascica (capo elettricista) e Martellone (la linea comica) nelle solite vesti di lavoratori poco volenterosi e di cialtroni per professione. Renè vuole fare il salto al cinema e basta con le riprese a cazzo di cane, con le attrici raccomandate e cagne e le ruberie della produzione. Vorrebbe volare a Hollywood ma si deve accontentare dell'Italia.  
Il Paese che le tre serie televisive di Boris hanno raccontato con sagacia e trucidante umorismo: in Italia c'è la rassegnazione al brutto e alle bugie - spiega Pannofino-Renè - nel film raccontiamo un ambiente di lavoro particolare, ma non ha nulla di diverso dagli altri. In tutti, infatti, si creano delle gerarchie, dei capricci, delle situazioni in cui spiccano le bassezze umane a cui siamo abituati. Non capisco perché accada questo: gli italiani sono bravi, forti, intelligenti, ironici. Bisogna che si risvegli questa Italia. Non ci si deve rassegnare al brutto e alle bugie, bisogna tirare su la testa. Ci vuole un nuovo rinascimento".

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