Che il Mezzogiorno fosse la patria dei nullafacenti lo sanno tutti in Italia. Non un pregiudizio ma una consapevolezza. Qualcuno diceva che fosse l'eredità della dominazione spagnola: "nefasta e corruttrice". Altri pensavano che il lassismo fosse una forma parassitaria del Sud nei confronti dello Stato.
Nel 2011 però i nullafacenti non sono semplici disoccupati, magari con un eccesso di svogliatezza. Sono persone che hanno rinunciato a lavorare, studiare e prepararsi al mono del lavoro. Nell'acronimo anglosassone Neet ('Not in Employment, Education and Training')è riassunta questa categoria sociale fatta di giovani tra i 15 e i 29 anni. In tutta Italia si stima che oltre 2 milioni di giovani (il 21% della popolazione sotto i 30anni) siano in queste condizioni e che per il 56,5% siano donne: alcuni di loro sono scesi in piazza sabato scorso perchè fanno parte di quegli eterni giovani, senza diritti e certezze, che hanno partecipato alla mobilitazione nazionale dei precari.
Il tasso di presenza dei 'neet' nelle regioni del Mezzogiorno sale al 30 % tra i ragazzi e al 33,3% tra le ragazze. Per fare un paragone nelle regioni del Nord-Est è del 13,2%. Dunque, in prevalenza nelle regioni Campania (dove il valore medio regionale è del 33,5%), Sicilia (33%), Calabria (28,8%) e Puglia (28,6%).
Napoli detiene il primato nazionale tra le città insieme a Catania (36,4%), seguono Brindisi e Palermo (entrambe 36,3%). Inferiore rispetto al Meridione, ma ugualmente rilevante anche il tasso che si registra in lacune province del centro-nord, superiore al 18%, dove i mercati del lavoro sono più critici come Frosinone, Massa Carrara, Rieti, Livorno, Chieti, Imperia, Gorizia, Terni, Latina, Ascoli Piceno.
Il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni nell’Unione europea è pari al 28,9 per cento. L’Italia, con il 37,6 per cento, si colloca al terzo posto della graduatoria a 27 paesi. Particolarmente elevato è l’inattività femminile (48,9 per cento)
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