giovedì 14 aprile 2011

Neet, record per il Mezzogiorno

Che il Mezzogiorno fosse la patria dei nullafacenti lo sanno tutti in Italia. Non un pregiudizio ma una consapevolezza. Qualcuno diceva che fosse l'eredità della dominazione spagnola: "nefasta e corruttrice". Altri pensavano che il lassismo fosse una forma parassitaria del Sud nei confronti dello Stato.

Nel 2011 però i nullafacenti non sono semplici disoccupati, magari con un eccesso di svogliatezza. Sono persone che hanno rinunciato a lavorare, studiare e prepararsi al mono del lavoro. Nell'acronimo anglosassone Neet ('Not in Employment, Education and Training')è riassunta questa categoria sociale fatta di giovani tra i 15 e i 29 anni. In tutta Italia si stima che oltre 2 milioni di giovani (il 21% della popolazione sotto i 30anni) siano in queste condizioni e che per il 56,5% siano donne: alcuni di loro sono scesi in piazza sabato scorso perchè fanno parte di quegli eterni giovani, senza diritti e certezze, che hanno partecipato alla mobilitazione nazionale dei precari.

Il tasso di presenza dei 'neet' nelle regioni del Mezzogiorno sale al 30 % tra i ragazzi e al 33,3% tra le ragazze.  Per fare un paragone nelle regioni del Nord-Est è del 13,2%. Dunque, in prevalenza nelle regioni Campania (dove il valore medio regionale è del 33,5%), Sicilia (33%), Calabria (28,8%) e Puglia (28,6%).
Napoli detiene il primato nazionale tra le città insieme a Catania (36,4%), seguono Brindisi e Palermo (entrambe 36,3%). Inferiore rispetto al Meridione, ma ugualmente rilevante anche il tasso che si registra in lacune province del centro-nord, superiore al 18%, dove i mercati del lavoro sono più critici come Frosinone, Massa Carrara, Rieti, Livorno, Chieti, Imperia, Gorizia, Terni, Latina, Ascoli Piceno.

Il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni nell’Unione europea è pari al 28,9 per cento. L’Italia, con il 37,6 per cento, si colloca al terzo posto della graduatoria a 27 paesi. Particolarmente elevato è l’inattività femminile (48,9 per cento)

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