Più di uno di questi volontari è convinto che "la vera sconfitta del network di bin Laden non viene dall’uccisione del suo leader (per altro praticamente inattivo negli ultimi anni) ma dal vento di ribellione che negli ultimi mesi ha stravolto i Paesi islamici. I giovani dell’Egitto o della Tunisia sono riusciti a fare ciò che al Qaida si era posta come obiettivo ma non è mai riuscita ad ottenere: hanno rovesciato dei regimi oppressori (tra l’altro considerati dai terroristi alleati dell’Occidente)". Molti altri, a partire dalla CIA, continuano a mettermi in guardia dai "guai" che potrebbero arrivare dalle "cellule" terroristiche sparse per il mondo, dallo Yemen al Magreb islamico. Quelle stesse che avrebbero messo in piedi gli attentai di Londra e Madrid senza la regia di Osama. Si dibatte quindi delle concrete possibilità che queste forse anti-sistemiche si facciano di nuovo coinvolgere dalla lotta contro il mondo occidentale.
La CIA ha dichiarato: "Chiunque prenderà il suo posto sarà il nuovo numero uno della lista". Che adesso d'essere davvero vuota: fatti fuori Saddam e Osama, con Gheddafi sotto le bombe e Hassad che vede rivoltarsi il suo popolo, non ci sono più capi tribù o sultani da combattere. Rimane la Korea del Nord e il suo piccolo dittatore Kim Jong-il. Ci sarebbero anche la Cina e la Russia come possibili nuovi "persuasori occulti" del terrorismo internazionale, ma quelli possiedono una parte del debito pubblico americano. In ogni caso bisogna trovare una nuova faccia a cui bisogna affibbiare la nomina di terrorista. Il casting si terrà al Pentagno. Forse è già iniziato.
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