lunedì 11 aprile 2011

Bauman ci spiega l'umanità in movimento

Zygmunt Bauman ha concluso il suo soggiorno italiano sulla poltrona di Fabio Fazio, io ho provato a fargli alcune domande immaginarie sull'immigrazione e sulla risoluzione del problema alla luce del nuovo periodo di migrazioni apertosi nel Mediterraneo. 

Lei parla apertamente di fine del capitalismo, non per fare profezie ma per metterci in guardia. Vede già sintomi del collasso di questo sistema?

La massa degli esseri umani resi superflui dal trionfo del capitalismo globale cresce senza sosta e ormai si avvicina a superare la capacità gestionale del pianeta: siamo di fronte alla concreta prospettiva di una modernità capitalista soffocata dai suoi stessi prodotti di scarto, che non può ne riassimilare o eliminare, ne depurare...

Questi scarti sono umani, sono il risultato dell'attività di scorporo delle attività produttive se non sbaglio, secondo lei non c'è abbastanza spazio per tutti almeno nel mondo del lavoro, giusto?

L'allargamento del mercato, la globalizzazione ha reso saturo il pianeta terra. Non esistono più quegli sbocchi che in passato permettevano di riorganizzare con regolarità il "surplus di capitale umano". Una volta che lo stile di vita moderno si è diffuso (anche con la forza) fino ad abbracciare l'intero globo, e ha smesso di essere il privilegio di un numero limitato di paesi, sono finite anche le terre "di nessuno" da poter conquistare con il proprio potere. Come sta succedendo in nord Africa in queste ore. Come avviene per voi giovani italiani, spagnoli e altre giovani generazioni del mondo avanzato. 

Una specie di "teoria dei vasi comunicanti" ?

Insomma, si ma ora i vasi sono colmi sia in un senso che nell'altro. E sembra che ricevano la medesima pressione ad uscire. Quindi il pericolo di straripare è alto. Quanto più la popolazione in esubero rimane all'interno, fianco a fianco degli altri, di quelli utili, l'assegnazione dello scarto diventa la prospettiva potenziale di chiunque. Siamo tutti in competizione, è quello che il capitalismo vuole per principio. Resta da decidere se lo vogliano anche le persone...

Quindi precari e migranti hanno un futuro comune?

Centinaia di migliaia, a volte milioni di persone sono scacciate dalle loro case, assassinate o costrette a mettersi in salvo fuori dai confini del loro paese. Forse l'unica industria che prospera nelle terre dei nuovi arrivati è la produzione in serie di profughi. E le società occidentali non fanno nulla per evitare ciò, portando avanti guerre di globalizzazione e destabilizzando un numero sempre maggiore di società. 

Come l'Afghanistan, l'Iraq e oggi la Libia?

Alla vigilia dell'invasione dell'Iraq, alla NATO fu chiesto di mobilitare i suoi uomini per aiutare la Turchia a sigillare le sue frontiere con l'Iraq in vista dell'imminente attacco al paese. Numerosi uomini di Stato dei paesi della NATO si opposero, sollevando molte obiezioni fantasiose, ma nessuno parlò pubblicamente del rischio profughi che incombeva sulla Turchia. 

Come succede adesso con i tunisini a Lampedusa, l'Italia verrà lasciata da sola a gestire la crisi.

I prepotenti possono ignorare e aggirare il diritto internazionale ogni volta che si accorgono che è loro di intralcio. Anche gestir una popolazione che fugge dalle guerre diventa un problema morale da evitare accuratamente. Questa popolazione non ha Stato ne legge, usciti dai confini dei loro paesi d'origine, i fuggiaschi si ritrovano privi dell'appoggio di un'autorità statale e al i fuori di ogni legge internazionale. 

In pratica una volta messo piede su una zattera per partire queste persone diventano "senza legge"?

Diventare un profugo significa perdere i mezzi sui quali si basa al'esistenza sociale, cioè un insieme ordinario di cose e persone con il loro significato: terra, casa, villaggio, città, genitori, beni, occupazioni e altri punti di riferimento della quotidianità. Queste persone non hanno altro che la loro "nuda vita", la cui continuazione dipende dall'assistenza umanitaria*.

Grazie, professore è stato come sempre illuminante.

(* risposte estratte da Modus Vivendi di Zygmunt Bauman Laterza & Figli 2007)

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